Il Paradiso nell’Immaginario della creazione artistica, Arte Cultura Gennaio 1995.
Vedere e riflettere per molto tempo sono stati considerati comportamenti antietici, in quanto il primo implicherebbe l’esercizio di facolt? puramente sensibili, mentre il secondosi caratterizzerebbe per il pieno intervento di operazioni d’ordine concettuale.
Opere di studiosi come H.E. Gombrich e R. Amheim hanno per? dimostrato sperimentalmene come il semplice vedere gi? comporti il rilevanto di una sofisticata gamma di complesse analisi logiche e che ipotesi, congetture, rendano l’occhio meno ?innocente? di quanto si pensi. Esso, pertanto entra in azione gi? denso di pensieri, considerazioni, che poi il confronto spaziale e temporale con la realt? confermano o meno.
L’opera artristica di Lucio Perna si consolida creativamente all’interno di queste precise indicazioni culturali. In essa la visualit? del progetto come capacit? di trasfigurare gli impulsi dell’istinto, l’incrociarsi delle emozioni rappresentano elementi essenziali delle sue composizioni.
Ed ? proprio in virt? in questa rigorosa consequenzialit? della forma che l’immagine elaborata da Perna si distingue dall’area informale. Una matrice espressiva quest’ultima, del resto, nei confronti della quale le raffinate composizioni dell’artista mantengono non pochi aspetti di relazione stilistica e psicologica.
Nei lavori di Perna si osserva la funzione simbolica di una morfologia strutturale estremamente lucida, la cui visibile razionalit? ? definita dal chiaro andamento delle linee che segnano virtualmente il passaggio da un piano all’altro, chiariscono il ritmo della forma.
Semplice, senza concitate deviazioni filtro dopo fltro, colore dopo colore, segno dopo segno, essa stempera ad infinitum il proprio equilibrio ottico e sintattico.
Un’armonia che nell’opera di Perna nasce sena compensazioni ma gi? come unitario organismo spaziale che ha ?solo? bisogno di redistribuire la propria energia fatta di memoria e di segni di tracciati grafici e labirinti interiori. Da queste premesse si constata come l’accezione vaga di ritmo si permuti chiaramente in una sensibile percezione del nesso che collega il segno alla sua dimensione di presenza nello spazio e di durata nel tempo. L’intarsio dele superfici risula in tutto il suo assorto e plurimo configurarsi, profilato da una plasticit? quasi ?collinare? che consente alla forma di sollevarsi senza annullare il suo ?geologico? imprinting visivo.
Lo spazio rappresentato, ma sarebbe meglio dire agito, dal morbido sgranarsi delle cartacee partiture grafiche pone concretamente in rilievo l’esplorazione mobile dell’occhio che lentamente si familiarizza con l’ambiente raffigurato, ne coglie in silenziosa contemplazione le infinite sfumature lineari, il dosaggio appena appena avvertito di ipotetici rilievi.
Il modulo espressivo di Perna ? configurato in primis dall’acuto senso degli intervalli spaziali/temporali che scaturiscono dal placido alternarsi dei piani, alimentato misteriosamente da una tendenza evocativamente stilizzatrice. L’incedere assorto e quasi ?metafisico? delle concrete effrazioni, utilizzate da Perna per rendere visibili i molteplici sostrati prospettici delle sue opere, consentono di confrontare l’immagine dell’artista con le fluenti stratigrafie di Clifford Still oppure con la fase pi? classica, meno matematicamente tormentata del linguaggio di Burri.
Esaminando pi? analiticamente la concezione dello spazio che anima la fantasia dell’autore, si constata come essa non rinuncia affatto ad una sua tensione prospettica. Anzi quest’ultima accentua mirabilmente l’energia percettiva che sottoscrive graficamente il senso di un’armonica illusione, di una ?prestabilita? moltiplicazione dei miraggi geografici di fantastici paesaggi in un’elegante simulazione della visibilit?.
In riferimento a questa raffinata ?eloquenza? prospettica la reazione concreta non ? pi? come nell’ordine classico tra vicino e lontano, matematicamente gerarchica della distanza, ma tra visibile e ignoto. Un’ipotesi estetica e etica che nel linguaggio letterario pu? verificare una sua conguenza con la lirica concezione dell’infinito presente nell’omonimo capolavoro poetico di Leopardi..
Cromaticamente l’opera di Perna, modulata su sottili variazioni luminose si caratterizza per il suo dinamismo costruttivo. E’ la diverisificazione delle sensibili mappature timbriche che valorizza i contrasti di superficie. La nitideza della rappresentazione sottolinea sinteticamente la colta visualit? che affiora dai pensieri e dalle emozioni di Perna.
Si evidenzier? un’originale compenetrazione tra l’energia della riflessione e la sorpresa della fantasia, discreta ed estremamente penetrante nel filtrare dall’animo il senso di una primaria percezione cosmica.
Sono immagini, quelle di Perna, in cui l’ascolto dell’inconscio risulta tanto stilizzato formalmente quanto costantemente chiarificato nei suoi aspetti simbolici ed interiori. La luce, il colore, il ritmo della composizione fanno lievitare nel mondo immaginario dell’artista la vibrazione di una insondabile musica che come purissima intonazione si diparte dai suoi essenziali spartiti visivi.
In questo senso la peotica di Perna manifesta, in un geometrico divenire spaziale, l’organica pulsione comunicativa dell’artista che perviene all’essenziale della condizione umana, al suo infinito desiderio di conoscenza e di libert?. Di cui l’arte ? eccezionale espressione.