Trasmigrazioni, Flash Art.
I motivi di una mostra sono spesso frutto di coincidenze tra fatti della vita che ci riguardano direttamente e fatti di interesse generale. Faccio parte della grande ondata migratoria degli anni Sessanta, quella che ha cambiato il voto delle tre metropoli del nord, Milano, Torino e Genova, e che ha contribuito a creare il boom economico italiano.
Chi per emigrare attraversa frontiere impara a convivere con la paura che ? sentimento comune al popolo ospite. E’ paura dell’ignoto che potrebbe sconvolgere vecchi equilibri, false sicurezze, spesso conquistate a prezzo di dolorosi ingessamenti dell’io.
E’ paura che possa andr? in frantumi il puzzle costruito in una vita. E’ paura della libert? e ci? che essa pu? sottintendere; dello straniero che ? in noi.
Un tempo erano i viaggi che mettevano in contatto popoli, oggi sono i media, ma l’effetto ? dirompente invasivo, massificante. Si rischia di sommergere le singole, preziose individualit? in un processo di omogeneizzazione culturale che tende a dare come effetto finale un prodotto imposto dalla potenza egemone. L’arte, perci?, ? chiamata ad una sfida, quella di esaltare la peculiarit? del singolo, in presenza di caratteri comuni inglobanti e pericolosamente livellatori.
Nell’arte i confini si pacificano, esprimendosi nel simbolo. La negativit? e la positivit? si esaltano in un linguaggio iconico che rende dolce il dolore e sostenibile il conflitto. La tragedia dell’emigrante trova conforto nella possibilit? espressiva e, se l’incontro con la nuova realt? ospitante avviene, ? la rinascita che investe la dimensione esistenziale ed artistica dell’individuo.
Trasmigrare ? accettare il rischio della sosta e della sospensione del limbo dell’incertezza e del nulla. Le parole hospes e hostis hanno la stessa radice a testimoniare l’ambiguit? di un incontro, il desiderio di conoscere l’altro e la paura, che sempre l’accompagna che possa minare fortezze costruite nel tempo a difesa dal vento.
L’arte del trasmigrare ? questa: un lasciarsi contaminare e accettare la condizione aleatoria di ritrovarsi diversi, ma pi? autentici e veri. Trasmigrare – nell’arte – vuol dire tutto questo in linguaggi nuovi che creano nuove realt?, affascinanti promiscuit? in cui l’antico e il nuovo, il noto e l’ignoto si mescolano a definire l’indefinibile.
Frammenti di verit? da identificare nell’organico miscuglio di entit? tribali, moderne e tecnologiche, certosini retaggi di antiche culture, esperienze performative, inafferrabili iconografie in movimento, intreccio di danze sempre diverse.
Trasmigrare – nell’arte – ? tutto questo ed altro ancora. E accettare il rischio confusivo per pervenire a nuove friabili certezze, nuove modalit? espressive che contengono in s? l’hospes e l’hostis, possibili forieri di abbracci amorosi, conflitti irrisolti e scontri frontali. Interpretano questi sentimenti gli artisti presenti in mostra. Fra essi LUCIO PERNA. L’opera che l’artista espone, dal titolo “Miraggio Arcaico” (nella foto), attraverso venti tessere, come sequenze interattive, disposte su cinque sezioni verticali, come i continenti del mondo, genera un “corpus” dalla modularit? di un simbolo a spirale che rappresenta: partenza e arrivo, principio e fine in un viaggio fuori da ogni dimensione temporale tra visibile ed invisibile. tra noto ed ignoto come percezione d’infinito. La tecnica che Perna adotta concorre a far vibrare l’opera di forte forza espressiva. Lo spazio dell’immagine si espande con effetto tridimensionale reso possibile dall’originale uso dei materiali e dal percorso dei segni attraverso i quali
l’artista imprime il movimento che rende immediato il messaggio.