La Repubblica 20.6.2000

Il Paradiso nell’immaginario della creazione artistica è, secondo Lucio Perna, pittore milanese che presenta alla Galleria Eleutheros di Albissola alcuni suoi «miraggi», è una sorta di configurarsi assorto del sensibile nell’ordine immacolato e vagamente antromorfico della densità materica. Ottenuto l’aspetto (immagine, struttura) accolto (rapito) attraverso l’impiego del collage di carte combinate con materia pittorica siccome un procedimento noto e sfruttato. La maniera ci rammenta infatti quegli interventi con i quali lo spezzino Enzo Bartolozzi collegava, attorno al 1970, i suoi papiers collé all’Informale celebrando così il rito del produrre per analogia, attraverso carte dipinte, delle forme pittoriche. Non va dimenticato che Umberto Eco individuava, negli anni ’60 del secolo appena passato, appunto nell’informale l’analogo espressivo, ottenuto pittoricamente, della scrittura musicale postweberniana. Il discorso di Perna, tuttavia, lievita alla superficie del quadro una differente apparizione; scandisce, attraverso l’impasto materico di carta e colore (specie quando tende teneramente al bianco) le pulsazioni intuite di un immaginario che vuole cogliere l’idea di poesia, il possesso della pienezza interiore che allude alla radice dei significati, ovvero la contemplazione che restituisce i nessi una immobilità magica e una sorta di sostanza luminosa i cui riverberi incentivano il metafisico, lo spirituale. Nelle sale consiliari di Celle Ligure, che hanno ospitato – in occasione della V Rassegna del Tessuto d’Arte – gli straordinari arazzi di Roberta Chioni, sono ora esposte le opere, dipinti e disegni, di Giacomo Traverso, genovese anch’egli, che procede in una esperienza espressiva le cui ragioni sono tanto in termini di autonomia creativa come in modi di realtà tradotti sulle sollecitazioni sensibili di una verità plastica assunta dalla più libera aggregazione linguistica. Questa è suggerita da quegli slittamenti esistenziali che la storia dell’arte ascrive alle inquietudini del primo Novecento. Coscienza critica e radicalità segniche e cromatiche registrano il veduto in un descrittivismo visionario, spesso registrato attraverso quel ponte tecnico che ha unito le linee di forza di un Kirchner con i contorni neri dell’»aplat» matissiano. – GERMANO BERINGHELI ,