testo per libro Studio d’Artista
LUCIO PERNA
La prima volta che mi sono recato nello studio di Lucio Perna fu per un’
occasione
“mondana”. Un incontro per scambiarsi gli auguri di Natale tra amici e
amici
artisti. Non ricordo la data. Saranno trascorsi da allora quasi dieci anni.
Il
luogo era affollato di gente e le pareti tappezzate di quadri materici.
Un ottimo buffet allestito su un grande tavolo collocato nella prima
sala,
nella
seconda tanti lavori accatastati e posati alle pareti. Ricordo di aver
incontrato in quell’occasione l’artista Anna Spagna e di aver
commentato
con
lei il lavoro di Perna. E ancora l’avvocato Daniele De Simone, amico
sia di Perna che mio, frequentato da entrambi fuori dall’ambiente artistico.
Conoscevo
allora in maniera non approfondita il lavoro artistico di Lucio Perna
se
non
per quel tratto materico e un po’ barocco che allora era la sua cifra.
Negli
anni successivi e soprattutto con i lavori più recenti, nel seguire
“un percorso per sottrazioni coerenti” il suo lavoro arriva all’essenza
delle
cose,
la sua ricerca artistica è stata ed è un processo di sintesi successive
e
oggi
i risultati si distinguono per grande qualità e rigore. Abbiamo anche
percorso
dei tratti di strada insieme che mi hanno consentito di avere una
visione sufficientemente completa del suo divenire. A Bruxelles con
Bruto Pomodoro
e
Giovanna Fra, a Milano con Roberto Vecchione e in tante altre rassegne
ed esposizioni collettive allestite in Italia e all’estero. Lucio ha
anche esposto in due personali nella Galleria Scoglio di Quarto,
galleria gestita
da
mia moglie, Gabriella Brembati.
Da alcuni anni Lucio Perna ha aderito e si è fatto promotore in Italia
della
nuova corrente artistico-filosofica “Geografia Emozionale”, teorizzata
dalla
giovane italiana, docente di Harvard, Giuliana Bruno. E la sua
geografia
dei
ricordi si riallaccia alla emozioni della sua infanzia, quando non
ancora adolescente raccoglieva pezzi di mattonelle nei cantieri edili
per
dipingerci
sopra, agli spazi del primo studio allestito a casa dei genitori, poi
ai monolocali in affitto, ai viaggi nel deserto, agli spazi soprattutto
della
sua
mente. Il suo atelier è oggi uno spazio ordinatissimo. L’ingresso del
caseggiato nel quale è ubicato lo studio di Perna è posto in una via
che dà
su
una delle più belle viste di Milano, in cui si possono ammirare,
immerse
nel
verde di un parco, le Basiliche di Sant’Eustorgio e San Lorenzo.
Lo studio è collocato su un piano rialzato. Sette gradini di accesso
sulla corte del caseggiato conducono direttamente alla porta d’accesso
allo
studio.
Un piccolo ingresso, due sale. Nell’ingresso fa bella mostra di sé,
appesa
al
muro, una antica borsa in pelle d’architettio che Perna ha comprato in
un mercatino e poi irrigidita col gesso. Lo studio è stato
ristrutturato ed
i
lavori hanno messo in evidenza un bel soffitto di legno a cassettoni,
un capitello in cotto lombardo, un arco cieco in mattoni pieni di color rosso.
Il
pavimento è in piastrelle grigie.
La prima stanza è arredata con mensole in legno, un armadio contenente
il frigorifero, il lavandino e la caldaia, un grande tavolo che usa
prevalentemente per disegnare. Sul mobile un albero di Bhao Obab
stilizzato,
opera dello stesso Perna. Tanti quadri appesi a tutta parete: quadri
sia
di
nuova che di vecchia produzione, mischiati tra loro senza ordine
cronologico.
Alla seconda stanza si accede per due porte sormontate da fregi a
volute in legno, anch’esse opera di Lucio. Un secondo grande tavolo è
posto in mezzo alla stanza. E’ usato prevalentemente per la pittura e
per la lavorazione
dei
quadri; innumerevoli barattoli di colore sono posati sul ripiano. Sulla
sinistra un cavalletto mostra un quadrocompiuto, sulla destra un altro
cavalletto espone un quadro orientalista con una vecchia cornice in cui
sono
intarsiati larghi fiammiferi di legno con la capocchia bruciata…un
orientalista precursore di Oubertin? In un angolo un ammasso di rotoli
di
carta
di ogni tipo. Un tecnigrafo moderno per impostare le geometrie dei
quadri, appesa alla parete una maschera in ceramica bianca usata per la “Sartiglia”
di
Oristano, una fotografia, unica esposta, che ritrae Lucio Perna con il
mitico
Leo Castelli completano l’arredo del locale unitamente ad un accumulo
di
quadri
accatastati e appesi alle pareti. In questa occasione non sono in
compagnia
di
Enrico Cattaneo che ha fatto in precedenza il suo lavoro. Finito il
mio,
Lucio
mi accompagna alla macchina che avevo posteggiato in sosta vietata.
Nessuna multa, per fortuna. Per questa volta mi è andata bene…..
Stefano Soddu