PRESENZE SUPERFLUE- ASSENZE COLPEVOLI
Pirandello, nel suo ultimo dramma ” I giganti della montagna”, pone un grande interrogativo:
” ARTE PER L’ARTE O ARTE PER LA VITA?” Il grande drammaturgo non potè o non volle
dare una risposta al dilemma .
L’interrogativo è stato riproposto innumerevoli volte e forse continua a rimanere senza una definitiva risposta. Ma non è certo la risposta il problema.
Anzi, è forse un insperato bene che il quesito non trovi soluzione o trovi, di volta in volta, soluzioni difformi. E’ importante invece, talvolta essenziale, che non si trascuri di domandarsi quale sia la funzione dell’arte.
Una tale dimenticanza è sempre dannosa ma ancora pi? ingiustificata e colpevole se a commetterla ? una grande Istituzione che dell’arte pretende di essere cassa di risonanza.
La quarantaseiesima edizione della Biennale di Venezia propone per lo pi? itinerari per certi aspetti scontati o comunque di un a tale ovviet? che il proposito celebrativo risulta alquanto retorico.
E’ assente del tutto invece e purtroppo l’impegno sui temi pi? attuali e scottanti verso i quali l’arte ? capace di fornire suoi validi contributi.
Ciò che manca, che ? latitante in questa edizione della Biennale, è lo stimolo verso una cultura della fiducia.
Un’occasione purtroppo persa per contribuire con risonanza mondiale, vista la grande importanza della manifestazione in s? e la particolare ricorrenza del centenario, alla sensibilizzazione su problemi infinitamente grandi ed importanti : il tema della solidarietà, della cooperazione fra i popoli, della violenza e dell’impegno per prevenirla o reprimerla.
L’assenza di almeno una sezione dedicata , ad esempio,al linguaggio della pace non si giustifica neppure affermando che la biennale ? una vetrina che fotografa le tendenze artistiche del momento.
Avrebbe potuto sopperirvi la sezione ” APERTO “, quella che nelle precedenti edizioni era dedicata ai giovani. Ma la sezione quest’anno ? stata soppressa. Un grave errore ed un sintomo di tendenza e di scelte orientate ad ignorare o quanto meno a sottovalutare le speranze ed il futuro dell’arte .
Questa Biennale e stata concepita dai suoi organizzatori su temi infruttuosi per un panorama artistico che pretende di essere specchio del tempo.
Senza voler essere disfattisti a tutti i costi e pur riconoscendo al direttore in carica della sezione “Arti visive” il merito di avere ricercato e trovato giusti equilibri sul piano organizzativo della mostra, ci? non di meno ? inevitabile riconoscere che i le precedenti direzioni hanno dimostrato molta pi? sensibilit? ed apertura nel tentare di proiettare la “Biennale” verso il nuovo. Verso la configurazione “prossima” dell’arte moderna.
I propositi di monsieur Clair non mi sembrano completamente raggiunti.
Egli , nell’introduzione al catalogo della rassegna,afferma di avere perseguito due precisi propositi:
– di avere pensato ad una ” mostra eccezionale”, ad un a”mostra storica su larga scala” per capire tutte le principali tappe dell’arte di questo secolo e fare una ricognizione del grande processo di evoluzione ed anche di involuzione dell’arte di questi cento ultimi anni;
-di avere voluto, contemporaneamente, superare l’aspetto meramente storico e toccare i punti cruciali dell’arte contemporanea.
Il primo proposito, quello storico celebrativo, pu? risultare in qualche modo raggiunto sia con la mostra retrospettiva allestita a Palazzo Grassi sia ,forse, con l’apporto di quegli artisti che celebrano l’involuzione dell’arte attraverso l’enfatizzazione della tecnica e dei sistemi multimediali .
La mostra, ” IDENTITA’ ED ALTERITA’- FIGURE DEL CORPO 1895-1995 ” sar? anche una mostra ” bellissima ed emozionante ” come la definisce Emilio Tadini sulle colonne del Corriere della Sera (ho la sensazione tuttavia che Tadini intendesse riferirsi principalmente alla sezione retrospettiva), ma mi chiedo se in questo nostro contesto storico fosse pi? importante riflettere sulla crisi di identit? che ha attraversato questo secolo o non fosse precipua esigenza contribuire, con iniziative in positivo, a focalizzare l’attenzione del mondo sensibile all’arte su temi esistenziali e correnti
Il secondo proposito, la panoramica sull’arte contemporanea, ho la sensazione sia ben lontano dall’essere stato raggiunto stando a ci? che ? stato presentato nella maggior parte dei padiglioni ai Giardini e nel padiglione “ITALIA” in particolare.
Personalmente ho trovato questa parte della rassegna una elegante ma pretestuosa occasione di sfoggio erudizionale del tutto inutile in un contesto culturale ed intellettuale troppo distratto. Le presenze artistiche, fatte alcune eccezioni che chi visiter? la mostra non avr? difficolt? ad individuare, sono poco incisive, scarsamente significative e certamente non rappresentative del panorama artistico contemporaneo.
Anche a condividere l’opinione di Tadini: che la mostra induce a riflettere sul ” senso delle nostre idee,su noi stessi, sul destino di tutti noi” , proprio per questo senso intimistico da cui ? pervasa, la rassegna mi appare infruttuosa rispetto alla funzione che avrebbe potuto assumere e rivestire in questo preciso momento storico-artistico.
Avrebbe potuto essere la mostra che anticipa il terzo millennio, a coronamento di un secolo, ed invece la si ? preferita come “conclusiva mostra di un ciclo storico”.
Mi pare, sommessamente, che si sia perso di vista la funzione per la quale la Biennale di Venezia ? stata mantenuta per quarantasei edizioni nel corso di un lungo secolo.
Lucio Perna
Da ARTECULTURA ottobre 1995