E’ sorprendente e non spiegabile, in un momento quale quello che stiamo vivendo, durante il quale il ?bisogno dell’arte? si ? dilatato enormemente ed il ?mercato dell’arte? ha approfittato arrogandosi il diritto di riconoscere gli artisti migliori e di svolgere una funzione di diffusione delle loro opere che un geniale artista, quale certamente ? Guy Harloff, sia stato del tutto dimenticato. Harloff ? uno dei tanti esempi che conferma come il mondo dell’arte sia affetto da gravissimo strabismo, tanto pi? deprecabile se si considera il valore di talune ?vittime? del disinteresse in contrapposizione ad una sorta di ?feticismo? per altri artisti non sempre completamente giustificato.. Intendo qui evitare ogni polemica con i responsabili del contorto sistema (ogni appassionato che segua con un minimo d’interesse il mondo dell’arte non avr? difficolt? ad individuare i bersagli dei miei innocui strali), perch? queste mie poche note vogliono essere un breve omaggio ad un uomo di cultura, ad una personalit? artistica di grande spicco che per l’originalit? e l’incisivit? del linguaggio meriterebbe pi? alta considerazione. Harloff ? morto all’inizio del 1991, aveva cinquantotto anni. Una vita relativamente breve ma avventurosa vissuta nella costante venerazione della dea Libertà alla ricerca dell’eternamente vero. Era nato a Parigi nel 1933, da padre olandese e madre svizzera. La sua cultura di formazione classica fu nel tempo arricchita dall’amore per il teatro, per il cinema perla musica per i grandi viaggi, per l’arte antica e moderna, per la storia delle religioni e delle tradizioni popolari, soprattutto orientali. Ha viaggiato e soggiornato a lungo in Medio Oriente ed in Nord Africa. Buon conoscitore della lingua araba oltre che dell’inglese, del francese, dell’italiano e del tedesco, riusciva ad avere di ogni paese una conoscenza approfondita. Ha amato particolarmente l’Italia dove ha vissuto per lunghi periodi, dove si era da ultimo definitivamente stabilito. Guy Harloff ? un simbolista che eredita le proprie ispirazioni artistiche probabilmente dal dadaismo e dal surrealismo ma che ? riuscito a ritagliarsi uno spazio personalissimo e inconfondibile. Come i surrealisti ? convinto dell’onnipotenza del segno come simbolo, della supremazia dell’immaginario. Come Max Ernst predilige la tecnica del collage, come Joan Mir? crede nel linguaggio personale e fantastico tra l’astrazione e la figurazione, come Ren? Magritte si spinge fino al paradossale senza per? ricorrere all’illusionismo della parola della frase che sottende pi? di quel che esprime. Come Dal?, pur se in altro modo, crea delle immagini sognanti e magiche e proprio per questo ? lecito cogliere nell’opera di Harloff una certa vicinanza col surrealismo magico di Sebastian Matta e di Wifredo Lam. La produzione artistica di Harloff ? sicuramente una delle pi? originali e forse inquietanti degli ultimi quarant’anni. I suoi lavori sono soprattutto raffinatissimi collages ricolmi di ideogrammi e di simboli organizzati con sorprendente armonia in fantastiche architetture, alla ricerca di un linguaggio oltre ogni barriera linguistica, etnica o di religione. Su tutti i simboli primeggia ossessivamente l’occhio, talvolta dipinto, ma pi? spesso fotografato, ritagliano e incollato innumerevoli volte in tante misure in tante posizioni, ma sempre lo stesso occhio scrutatore e imperscrutabile. L’occhio simbolo di congiunzione tra lo spirito, l’interiorit? e l’esteriorit? tutto che con esso si coglie ed in esso si riflette. L’occhio simbolo della visione, strumento per raccogliere l’immagine che poi la parola rafforza. E le parole disposte dall’artista sul quadro non sono mai inappropriate o casuali, sono invece anch’esse simboli, messaggi sintetici della poetica dell’artista. Harloff ? pittore ? filosofo colto e originale la cui genialit? non sfugg? al mondo artistico e culturale pi? raffinato e sensibile dei suoi contemporanei. Fu amico di Lucio Fontana e di Roberto Crippa, fu apprezzato da grandissimi artisti come Giacometti, Bacon; pot? vantarsi della profonda stima in Italia, fra gli altri, di Peggy Guggenheim, di Arturo Schwarz, di Renzo Cortina, di Luigi Colombo. Ha esposto in molte importanti gallerie in Italia, Austria, Germania, Francia, Stati Uniti, Argentina. Sue opere figurano in importanti Musei e collezioni private d’arte contemporanea. Un artista che pur avendo goduto in vita di buon successo, ha finito con l’essere trascurato, alla fine della sua carriere artistica e soprattuto dopo la morte, dalla critica che non gli ? sempre stata vicina e dal mercato che con colpevole miopia non ha capito fino in fondo il significato intelligente e colto del suo messaggio ed il valore di un’arte originale e raffinata. Certo Harloff non ha mai voluto seguire mode non ha creato un movimento od una tendenza ? sempre stato un artista libero, schivo e a suo modo ribelle. Tale suo atteggiamento non lo ha favorito troppo nei rapporti col mondo dell’arte a cui comunque egli non si ? mai piegato. Ma tutto questo, visto in prospettiva, non pu? che contribuire oggi ad esaltare la formidabile coerenza dell’uomo e dell’artista, la grande originalit? nella sua intuizione artistica espressa con un opera di alto profilo poetico. I suoi quadri invogliano alla meditazione, esattamente come egli si augurava. La seduzione che proviene dalla immagini che egli raffigura ? forza, ? spinta che solleva lo spirito. Costituirebbe motivo di grande merito per la Cultura riconoscere finalmente Guy Harloff suo eminente rappresentante assegnandogli il posto che egli pi? di altri merita nella storia dell’arte contemporanea. Lucio Perna Da “Artecultura” Luglio 1994 |